
Significa che la crisi di liquidità delle acciaierie italiane, la cui capitale suo malgrado è Taranto, viene risolta con i soldi dei cittadini In attesa di capire se e come a questo salvataggio di cassa contribuirà direttamente anche il socio privato. Debiti verso fornitori in salvo, dunque. Quelli contratti (almeno si spera) e quelli da contrarre a breve. Ma il credito accumulato dei tarantini in termine di salute chi lo onora? Chi lo paga? La condizione degli impianti dello stabilimento tarantino chi la controlla? Il futuro di migliaia di operai chi lo assicura? I limiti di legge alle emissioni chi li mette in discussione? Quale forza politica si assume l’onere di fronte alla cittadinanza di proporne l’abrogazione, magari con una legge volta alla reale tutela della Salute di chi abita nella vasta area di rischio ambientale? Lo stato dell’arte delle bonifiche – dentro e fuori lo stabilimento – chi lo certifica? E infine,

alla vigilia di questa controversa campagna elettorale ferragostana, chi si candida a governare l’Italia, avrà il coraggio di venire a Taranto, in piazza, di fronte ai cittadini a spiegare perché ancora una volta non si spende nemmeno una parola sui rischi per la salute di operai e cittadini, mentre il Governo Draghi consente di poter spendere sino a 1 miliardo di euro per le casse del mostro d’acciaio? Tutto ciò, dopo che la Corte d’Assise di Taranto ha detto NO al dissequestro degli impianti formalmente ‘sotto chiave’ dal 2012, e mentre in Procura, negli ultimi tempi, sono giunti nuovi esposti di cittadini e associazioni per verificare se ed eventualmente chi alla Salute da alcuni anni ha anteposto le ragioni del profitto. Una ragion di Stato davvero sui generis… Che continueremo a combattere” – conclude D’Amato.