
Lungo la costa di Trani ci sono resti antichissimi risalenti a svariati millenni fa, destinati a riscrivere un piccolo quanto importante tassello della storia Antica dell’umanità. Tutto è cominciato decine di anni or sono:
Stando a quanto si apprende, infatti, i resti di un insediamento neolitico e di uno del Bronzo – risalenti addirittura a 6-7.000 anni fa – sarebbero stati individuati nella cosiddetta “seconda spiaggia” di Trani ovvero a pochi metri di distanza dall’attuale Monastero, in località Colonna. E’ qui che sono stati scoperti anche i resti di un’antica villa romana. Ad avvalorare l’identità storica dei manufatti, vi sarebbero frammenti di pavimento a mosaico e ceramica impressa – databili dalla fine del VI fino al V millennio a.C. Si – che evidenzierebbero una stratigrafia che parte almeno dall’Età dei Metalli transitando a quella del Bronzo finale, con annessi resti di villaggio dell’età del Bronzo e del Neolitico attualmente oggetti di studio dopo gli scavi archeologici e non visibili al pubblico. Evidentemente, la zona oggi rappresentata dalla presenza del monastero era già anticamente frequentata dalle civiltà oggi scomparse. A quanto pare, una parte di questi insediamenti era già nota sin dal 1960 ovvero da quando F. Gambassini identificò il sito archeologico di Capo Colonna:

Successivamente, gli scavi esplorativi di F.G. Lo Porto – svoltisi nel corso del 1972 – rivelarono una incontaminata successione stratigrafica che confermava l’importanza dell’area dal punto di vista archeologico e paleontologico. Nel 1980, inoltre, ulteriori scavi effettuati lungo il lato occidentale del Monastero confermarono soprattutto un insediamento capannicolo attribuito alla cosiddetta civiltà subappenninica (F. Biancofiore), la stessa antichissima civiltà che ha costruito il Dolmen “La Chianca” di Bisceglie ed altri sepolcreti dolmenici distribuiti nello stesso territorio, attraverso un vasto fenomeno della cultura megalitica che interessò buona parte dell’Europa preistorica:
Secondo la tradizione, il monastero di Santa Maria di Colonna venne fondato molto tempo, dopo, nei primi anni dell’XI secolo, dal normanno Goffredo Siniscalco, figlio di Sindolfo. La costruzione della chiesetta romanica è coeva con il monastero, come dimostrato dalle caratteristiche dell’impianto romanico della pianta:
Occorre inoltre ricordare che le origini del nome della città (che derivano dai nomi “Turenum/Tyrenum“ ) deriverebbe a sua volta dal termine etnico “Turnantini” riportato da Plinio (N.H.III.105) e presente nella forma “Turenum“ nella Tabula Peutingeriana:
In particolare, la base formante –tur ampiamente attestata nelle lingue preclassiche in ambito tirrenico ed adriatico dell’età del ferro, conseguente ad un’infiltrazione di strati o sostrati linguistici ellenici ed illirici. Seguendo questa ipotesi interpretativa il toponimo “Turenum” si collocherebbe quindi in una fase abbastanza alta, arcaica, delle lingue mediterranee. E’ anche il caso di ricordare anche altre ipotesi susseguitesi nel tempo: la tradizione storiografica antica ricordava come il nome di Trani fosse legato all’eroe della mitologia greca Diomede, il cui figlio Tirreno avrebbe fondato la città; un’altra ipotesi affermava invece che il toponimo fosse un riferimento a Traiano, nome che potrebbe essere stato dato alla città in onore dell’omonimo imperatore, il quale ha legato il suo nome nel territorio al passaggio della Via Appia Traiana; un’altra ancora ha visto il nome quale derivazione dal termine medievale trana (o traina) che indicava un’insenatura adatta alla pesca. I resti dei manufatti preistorici “nascosti” sotto o nei pressi di esso potrebbero rappresentare un domani un solido punto di riferimento aggiuntivo per una grande attrazione turistica e didattica? L’auspicio è che si possa individuare una soluzione comune, capace di garantire a Trani un ulteriore tassello del suo vasto patrimonio storico.
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