In molti a Barletta ricorderanno con nostalgia l’oramai scomparsa teleferica cui giganteschi pali un tempo erano caratteristici di buona parte del lungomare oggi intitolato a Mennea. A distanza di decenni, di quella grandiosa struttura – che consentiva il trasporto di sale dalla vicina Margherita di Savoia – restano solo alcuni manufatti più piccoli ad alcune centinaia di metri dalla spiaggia di Levante:
La Storia della teleferica è strettamente legata a quella delle saline di Margherita di Savoia: forse risalenti persino al paleolitico e menzionate nell’antica Salapia, e cioè Salins, erano ben noto almeno dall’epoca romana come si desume da una tavola geografica di tale epoca denominata Tabula Peutingeriana datata 318 d.C., in cui è riportata detta località. In quel periodo tutta la zona era sotto il controllo dell’antica Canusium ed è quindi facile dedurre che il primo punto d’approdo del sale, occorrente principalmente per la conservazione degli alimenti, caricato presso Salinis fosse il porto fluviale dell’Ofanto nei pressi di Barletta (il trasporto avveniva probabilmente via mare/fiume perché in epoca romana non esisteva in quel tratto una via di comunicazione terrestre predisposta al trasporto di questa merce, anche se tale constatazione è ancora oggi oggetto di dibattito tra gli studiosi) e da questa località trasportato sino a Canusium per la successiva distribuzione alle popolazioni e alle manifatture, grazie al collegamento della stessa con l’importante Via Appia Traiana (ovvero la variante della più nota via Appia che collegava Beneventum (Benevento) a Brundisium (Brindisi), attraverso Aecae (Troia), Herdonia (Ordona), Canusium (Canosa di Puglia), Rubi (Ruvo di Puglia), Butontum (Bitonto). Da quesa località la merce continuava a viaggiare lungo la costa toccando Barium (Bari) ed Egnatia con tutte le città del circondario e con i porti di Bardulos (l’antica Barletta), oltre a Brindisi, Benevento e la capitale (Roma). Tutte queste località erano protagoniste del cosiddetto “cammino del sale“, per via mare/fiume tra l’antica Salinis, Barletta (Bardulia)/Ofanto e Canusium. I rapporti tra Salinis e Bardulia erano destinati a consolidarsi ulteriormente: alla fine del XIII secolo ed il principio del XIV, infatti, nacque infatti il Casale di Sancta Mariae de Salinis che fu costretto a subire una grave piaga di quel tempo:
la popolazione fu infatti colpita da un’epidemia di malaria. I Salinari furono così costretti ad abbandonare la loro terra, rifugiandosi nella vicina Barletta. Nell’attuale città cocapoluogo di provincia, gli “ex salinari” dimorarono per circa tre secoli alloggiando, quasi come comunità a sé stante, presso la Chiesa di S. Agostino, che all’epoca era intitolata al SS Salvatore, a nord della città. L’Antico Casale di Sancta Mariae de Salinis, così abbandonato perdette l’antica denominazione, e giacché tutto era incorporato a Barletta, le Saline stesse assunsero il nome della città che ospitava i profughi salinari, e dal secolo XV si chiamarono “Saline di Barletta“. Questa denominazione della località resistette fino al 1879 anno in cui assunse l’attuale e tanto discusso nome di Margherita di Savoia.
Essendo Margherita di Savoia priva di un porto commerciale, questa continuò ad esportare il sale sulla terraferma attraverso l’ausilio di carri trainati dai cavalli sulla battigia antistante la cittadina salinara, caricato su chiatte in sacchi di juta e trasportato al largo sui piroscafi che attendevano il carico. Tale tipo di carico e trasporto durò fino al 1912 quando venne costruito il Porto Canale di Margherita di Savoia, che purtroppo non venne realizzato nelle dimensioni idonee ad ospitare piroscafi e navi, e pertanto benché fu realizzata un rete con binari che collegava direttamente le aie del sale con il porto, il trasporto sui piroscafi che attendevano al largo avveniva sempre con le chiatte di cui prima. Tutto ciò avvenne fino al 1955 anno in cui si realizzò un’Opera Faraonica che però non ebbe lunga vita:
la teleferica, che collegava Margherita di Savoia direttamente con il Porto di Barletta. La maestosa struttura – all’epoca avanguardia tecnologica – partiva nei pressi di quella che è ancora l’Impachettatrice, in zona Paolo Stimolo una via laterale alla Via Barletta. Essa consentiva il trasporto del sale in appositi “carrelli”, successivamente imbarcato sulle navi in ormeggio presso il Porto di Barletta e spedito in tutta Italia ed Europa:
Promossa dalle Amministrazioni Comunali di Barletta e Margherita di Savoia, Sindaci rispettivamente Paparella (altre fonti citano Alvisi, probabilmente i lavori furono iniziati con uno e terminati con un altro) e Salvatore COMITANGELO, sotto la spinta dell’Ammiraglio Ferdinando CASARDI, si diede inizio all’edificazione della Teleferica che fu inaugurata nel 1955. Era lunga 13 km. e poteva garantire il trasporto di 180 tonnellate l’ora, attraversando il mare per 1500 metri a partire dai pressi del cimitero di Barletta e fino al Porto grazie all’ausilio di sette piloni in cemento armato, alti 20 mt e distanti 200 mt l’uno dall’altro:
Costata la bella cifra di un miliardo di lire, terminò di funzionare nel 1981, appena ventisei anni dopo. Purtroppo amministrazioni non oculate, una volta che il trasporto del sale venne quasi esclusivamente effettuato prima per via ferrovia, e poi particolarmente, per strada, pensarono “bene” non solo di non utilizzarla più, ma di spendere ulteriori risorse distruggendo ciò che era stato costruito; anziché lasciare le cose come stavano, e sperare semmai di poter riconvertire l’utilizzo della teleferica per altre finalità, come ad esempio eventualmente a scopi turistici (ipotesi di una passeggiata sui campi ed il mare Ofantino tra Margherita di Savoia e Barletta come ricorda una tavolozza impressionista dallo storico artista barlettano Giuseppe De Nittis):
Di quell’opera grandiosa, non rimane altro che bene impressa la sua immagine, nei miei occhi e nella mia mente e qualche pilone in cemento nelle campagne di Margherita-Barletta non abbattuto. Secondo alcune ricostruzioni giornalistiche, l’inflazione e l’indebitamento pubblico misero in crisi l’intero sistema economico a partire dagli anni ’70 del secolo scorso. A pagarne le spese furono anzitutto l’industria delle saline di Margherita ma anche l’ambiente, a causa dell’aumento delle emissioni di gas di scarico legate ai camion (che sostituirono la più ecologica teleferica).
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