Bari, Bosch a rischio 850 posti di lavoro per colpa dello scandalo Volkswagen

Sono gli stessi responsabili della Bosch barese che comunicano, ai sindacati, gli incerti scenari futuri, legati alla diminuzione delle vendite dei modelli a diesel.Potrebbero essere solo 450, gli esuberi, ma potrebbero benissimo arrivare a 850. Lo stabilimento è in una situazione incerta. Il dieselgate, lo scandalo che ha coinvolto i motori diesel della Volkswagen, sta avendo ripercussioni sullo stabilimento barese.

Questi scenari sono stati descritti, dai responsabili della multinazionale, durante un incontro di Confindustria ai sindacati, questo è un attenti a tutti i coinvolti. La causa è abbastanza evidente, lo stabilimento barese fabbrica componenti per motori diesel, che dopo lo scandalo Volkswagen non vendono più.

Per chi non lo sapesse la Volkswagen modificava le centraline dei motori diesel per far apparire i dati, sulle immissioni dell’inquinamento, più bassi della realtà e quindi rientrando falsamente nei limiti di legge.

L’azienda ha presentato dei dati, in cui si evince, che se le cose non dovessero cambiare, Bosch sarebbe costretta a presentare esuberi per 850 dipendenti.
Quasi la metà dei dipendenti presenti nello stabilimento barese.

Una realtà alternativa e meno drammatica, sarebbe l’arrivo di nuovi tipi di produzioni, una conversione, manterrebbe gli esuberi più bassi, intorno a 450 lavoratori a casa. Qui un comunicato dell’azienda: “Il mercato automotive – scrivono i rappresentanti del gruppo tedesco – sta attraversando una trasformazione epocale” causata dalla crescita dei motori elettrici e ibridi che ha come conseguenza una “rapida e imprevedibile riduzione delle quote di mercato dei motori tradizionali, in particolare diesel”.

Oltretutto entro il  2025 molte nazioni metteranno al bando le auto a diesel: le prospettive non sono rosee per lo stabilimento di Bosch Bari, che produce pompe per il settore diesel e che “si troverà a far fronte a un rapido e costante calo dei volumi produttivi”. La fabbrica produce la pompa ad alta pressione Cp1h, “le cui previsioni di vendita a partire dal 2019 sono in significativo decremento”. L’azienda discute di nuovi investimenti per diversificare la produzione con componenti elettrici e a benzina (un primo prodotto a benzina è in dirittura d’arrivo, ma occuperà appena 50 dipendenti).

Le novità dovrebbero essere presentate nel prossimo incontro del 20 giugno prossimo. I sindacati sono preoccupati: “Questa vertenza rischia di presentare nuovamente un conto salatissimo nel territorio barese – avverte Saverio Gramegna, segretario Fiom Cgil Bari – L’azienda deve mettere in piedi un piano di investimenti di medio-lungo periodo per far rientrare gli esuberi portando a Bari nuovi prodotti. In caso contrario, l’esito sarà drammatico”.

La scommessa è quella di portare a Bari nuovi prodotti – dice Franco Busto, segretario della Uilm Puglia – facendo a meno di ammortizzatori sociali o usandoli col contagocce”. Per Bosch Bari, più volte premiata come azienda modello fra le sedi della multinazionale tedesca, si prevedono tempi duri.”